Patrizia Tomba
Coordinatrice Biblioteche Scientifiche IOR
Marco Miceli
Direttore Struttura Complessa Radiologia Diagnostica Interventistica IOR
Il 20 dicembre 1899 veniva eseguita all’Istituto Ortopedico Rizzoli la prima lastra radiografica. L'esame, effettuato grazie a quella che era stata pochi mesi prima la rivoluzionaria scoperta di Wilhelm Conrad Roentgen, riguardava la patologia di un gomito in anchilosi. Tale innovativa impresa avvenne sotto la guida di Alessandro Codivilla il quale, nel febbraio del 1899, era stato nominato direttore dell'Ospedale Rizzoli. Grazie alla incredibile scoperta di Roentgen (1845-1923) la scienza aiutò lo studio e la diagnosi delle malattie che affliggevano i numerosi pazienti affetti da patologie muscoloscheletriche.
L'incredibile notizia della nuova metodologia diagnostica dei raggi X che possedevano la proprietà di attraversare corpi opachi e di darne un’immagine sullo schermo fluorescente o di impressionare una lastra fotografica fu pubblicata sul Corriere della Sera nell’edizione del 12-13 gennaio 1896. Il Direttore Codivilla si adoperò subito per mettere a disposizione, al pianterreno dell’ospedale, un unico ambiente e un solo apparecchio, quest'ultimo proveniente dalla ditta Ernecke di Berlino, allo scopo di realizzare le prime radiografie della storia ortopedica nel nosocomio bolognese.
Ben presto si decise di attrezzare cinque locali così distribuiti: uno per l’esame radiografico, uno per quello radioscopico, uno per l’archivio di lastre e cartelle cliniche, uno per la camera oscura e uno per la sala d’aspetto dei malati. La sala di radiografia, più spaziosa delle altre e interamente dipinta di bianco, era illuminata da tre finestre. Si passava poi ad un altro ambiente, comunicante con la sala di radiografia ed utilizzato per le ricerche radioscopiche, caratterizzato da quel buio completo che era necessario a contrastare l'immagine proiettata sullo schermo. All'interno di questa sala di radioscopia era presente un tavolo per le ricerche radioscopiche, detto trocoscopio, realizzato dalla Ditta Rangoni di Bologna. Importantissima era la sua utilità per la riposizione delle fratture delle scheletro così come per il controllo della lussazione congenita dell'anca durante il periodo di immobilizzazione.
Un’ulteriore camera era dedicata all'archivio radiografico in cui venivano conservate le lastre degli ultimi cinque anni. Fondamentale, poi, era la camera oscura, completamente verniciata in rosso, dotata di condutture d'acqua e illuminata elettricamente da quattro lampade a vetro di rubino e da una lampada chiara. Codivilla capì l'importanza degli approfondimenti di tale specialità radiologica al punto di convincere Vittorio Putti, suo futuro successore, a frequentare un corso di tecnica radiologica in quella evoluta Germania che diede i natali a Roentgen. Putti, infatti, si recò a Monaco per una settimana nel mese di ottobre del 1906. Nel 1909 assunse la vice-direzione dell’Ospedale Rizzoli. Uno dei suoi primi obiettivi fu quello di rimodernare il laboratorio di radiologia tramite un generatore di corrente che fosse autonomo da quello dell’Ospedale.
Successivamente, a partire dal 1926 e sempre sotto la direzione del Professor Putti, all’Ospedale Rizzoli ci si avviava verso la radiocinematografia indiretta.