La mappa che presentiamo è frutto della maestria dell’Ing. Luigi Marchesini che nel 1857 disegnò su carta la Pianta generale di tutti gli acquedotti di Città che derivano dal canale di San Ruffillo, e precisamente incominciando di sotto al Molino di Frino fino al suo ingresso in Città (…) il quale perimetro complessivo viene denominato Comprensorio Superiore di Città, fatta d’ordine dell’Illma Assunteria di detto Comprensorio, l’anno 1857.
La planimetria, dalle dimensioni davvero eccezionali di mm 1940 x 2200, del quadrante urbano sud orientale di Bologna, ovvero la zona che corrisponde alla porzione del centro storico del quartiere Santo Stefano, appartiene all’Archivio Storico del Comune di Bologna con sede in via Tartini. Poiché la leggibilità della carta era compromessa da numerose macchie di umidità il Consorzio degli Interessati nelle Acque del Canale di Savena in Bologna ha finanziato il restauro realizzato da Camilla Roversi Monaco del Laboratorio degli Angeli di Bologna e promosso da Canali di Bologna.
Nella carta risultano perfettamente descritte, a china e acquarello, tutte le zone comprese tra Porta San Vitale e la cerchia meridionale delle mura. La parte inferiore, che reca a sinistra il cartiglio con l’intestazione, la data e il nome a matita dell’autore, descrive l’ultimo tratto del Canale di Savena esterno alla città, dal Molino di Frino fino al passaggio sotto la navata destra della Chiesa della Misericordia e alle diramazioni attorno al mulino di Porta Castiglione. All’interno delle mura sono accuratamente descritti gli edifici con i rispettivi numeri civici, e tutte le chiaviche derivate dai rami principali. Con grande precisione sono indicati i due rami che entravano all’altezza di Porta Santo Stefano, denominati Santa Chiara e San Giuliano, e lo sviluppo del fitto reticolo idraulico che si diramava verso via del Piombo: nell’area si vedono aiuole ben disegnate, giardini all’inglese e ampie zone non edificate, poi radicalmente trasformate alla fine dell’Ottocento con l’apertura di via Dante e piazza Carducci. Assai dettagliata appare anche l’area dentro Porta Castiglione, con il ramo più ampio del Fiaccacollo, all’epoca già coperto, e tutte le chiaviche derivatarie del ramo di Castiglione.
Questa splendida mappa ci restituisce una visione inedita di una Bologna “verde” a metà dell’Ottocento, ricca di giardini, di aree ortive, di vasche per la raccolta dell’acqua e di grandi conserve da neve di pertinenza di ex conventi o di grandi palazzi.
Biografia di Luigi Marchesini (Bologna 1796-1882)
Nasce a Bologna nel 1796. Studia architettura presso l’Accademia di Belle Arti della sua città.
Inizia a lavorare già da giovanissimo e nel lungo corso della sua vita ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della Certosa di Bologna, pur non trascurando altri lavori al di fuori di essa.
Marchesini infatti operò fin dal 1820 alla Certosa come aiuto dell'ingegnere Giuseppe Tubertini e fu autore, con lui e Angelo Venturoli, delle modifiche all'antico convento. In Certosa, nel 1831 succedette a Tubertini come "direttore delle fabbriche" e nel 1833 realizzò la Sala del Colombario. Di sua mano sono anche il Loggiato delle Tombe, uno stretto corridoio collegato con altre sale, e la Sala delle Catacombe, capolavoro di equilibrio spaziale, di grande fascino e suggestione.
Tra il 1807 e il 1826 sviluppò anche un'attività di libero professionista, progettando monumenti per privati: le tombe di Vincenzo Patuzzi, Antonio Bentivoglio, Giuseppe Levi, Maria Marchi e altri.
La sua carriera si svolge anche operando con il Municipio felsineo, tant'è che nel 1835 viene chiamato a redigere una perizia per la trasformazione dell'Archiginnasio in Biblioteca Pubblica e sede dell'Istituto Aldini Valeriani. Uno dei suoi interventi più consistenti, all'interno delle mura cittadine, è quello operato nella Chiesa di Sant’Isaia nel 1858 in via De’ Marchi, nella quale il Marchesini trasforma radicalmente l'originaria chiesa seicentesca.
Al nostro si deve anche la costruzione dei due archi terminali del portico, iniziato da Gasparini, e che collega la Certosa al portico di San Luca; nel tratto vicino alla Certosa il portico è caratterizzato da colonnati in stile neoclassico sopra il ponte sotto il quale scorre il canale di Reno.
Presso l'Archivio Storico Comunale è conservato il foglio di seppellimento n. 6931 del 5 gennaio 1882 in cui si dichiara che è morto Marchesini Luigi, figlio del fu Gaetano e della fu Vanduzzi Geltrude, di anni 85, nativo di Bologna. Vedovo di Schiassi Teresa era di condizione Ingegnere. Abitava nella via Galliera al n. 97 sotto la parrocchia di San Benedetto. Morto nel giorno 5 alle ore 5 antimeridiane. Viene sepolto in Certosa nella tomba di famiglia che aveva già acquistato nel 1873 e che si trova nel Loggiato delle Tombe, al n. 26/1.
Fonte: Roberto Martorelli, tratto dal sito “Storia e memoria di Bologna”, https://www.storiaememoriadibologna.it/archivio/persone/marchesini-luigi-0